La crisi di un settore dimenticato
Servono aiuti immediati per salvare un mercato che vale 1,5 miliardi di euro l’anno
Che quello delle fiere, delle mostre e degli eventi in genere sia uno dei mercati maggiormente danneggiati dall’emergenza Coronavirus è facilmente immaginabile.
Le misure restrittive e di distanziamento sociale messe in atto dal Governo hanno avuto ricadute economiche pesantissime soprattutto nel settore delle grandi manifestazioni. Se già il lockdown della scorsa primavera aveva messo a dura prova gli imprenditori del settore degli allestimenti, un timido spiraglio di luce sembrava riaffacciarsi subito dopo l’estate con la ripartenza di qualche iniziativa. La serie di nuovi provvedimenti per contrastare la seconda ondata di diffusione del contagio ha di nuovo bloccato tutto. In questo contesto le attività più direttamente penalizzate dalle chiusure sono state in parte indennizzate grazie ai “ristori”, ma il settore degli allestitori sembra essere stato ignorato da qualunque forma di sostegno.
Eppure, come ha recentemente denunciato sul settimanale Panorama Assoallestimenti, l'associazione che riunisce centinaia di imprenditori del ramo "Sono oltre 120mila le famiglie dei lavoratori del settore degli allestimenti di fiere ed eventi che rischiano di trovarsi in mezzo a una strada. Una situazione drammatica, impensabile anche solo pochi mesi fa. […] imprenditori che non vedono un soldo in cassa da febbraio e che, aspetto ancor più grave, non hanno prospettive di vederne ancora per molti mesi dal momento che anche per il primo semestre del 2021 la situazione non lascia ben sperare. La disperazione di queste persone, preoccupate non solo per la loro azienda, ma anche, e forse soprattutto, per i dipendenti, ha raggiunto davvero livelli inimmaginabili". La ragione per cui moltissime aziende del settore non hanno potuto beneficiare delle misure di sostegno, seguite al Dpcm del 26 ottobre, è che a provare l’appartenenza alla categoria professionale sono un numero ristretto di codici Ateco, che però non fotografano affatto la realtà delle tantissime attività legate all’allestimento.
Come ha ben spiegato la scorsa settimana sulle pagine del Quotidiano Nazionale Emanuele Silvestri, un collega imprenditore del settore: “Quello dell’allestitore è un lavoro complesso che assomma in sé quasi tutte le competenze artigianali e professionali conosciute: siamo scenografi, falegnami, progettisti, carpentieri, grafici, costruttori ma anche trasportatori, montatori, elettricisti, decoratori e molto altro”. Degli oltre 50 codici Ateco attribuiti dalle varie Camere di Commercio alle aziende che si occupano di allestimenti, solo 4 risultano attualmente inserite del Decreto “Ristori”.
Se nei prossimi provvedimenti non sarà previsto un allargamento dei sostegni, un settore dal valore di 1,5miliardi di euro all’anno, l'80% dei quali in questo 2020 è già andato in fumo, rischia danni irreversibili. Si valuta che siano prossime al collasso ben tre quarti delle aziende del comparto fieristico che, pur in presenza di un’eventuale ripartenza dovrebbero attendere anni prima che si riattivi l’intera rete di eventi espositivi. Affrontare, prima che sia troppo tardi, le criticità di questo settore impone che il Governo appronti in tempi rapidi delle misure di ristoro adeguate, magari prevedendo un codice Ateco unico che comprenda tutte le imprese degli allestitori. Soprattutto è necessario che gli aiuti siano effettivamente proporzionati al calo del fatturato e non siano determinati in base a criteri puramente teorici e avulsi dalla realtà.